Triduo Pasquale in casa. Una proposta.

In questo tempo unico e drammatico allo stesso tempo, ci avviciniamo a celebrare la Pasqua del Signore. Per la maggior parte dei cristiani non sarà possibile prendere parte alle celebrazioni; tuttavia questa proposta ci apre un modo possibile per viverlo in famiglia, riscoprendo la propria casa come luogo ecclesiale.

Insieme sulla stessa barca
Una lettera per vivere questo tempo

Prendiamo la parola per condividere speranze, interrogativi ed esigenze. Siamo persone che
esprimono sensibilità e intelligenze diverse della realtà; persone che si sentono interrogate in molti
modi da questo momento e assieme convocate da una Pasqua ormai vicina, che vivremo in forme
profondamente diverse dal solito. Per questo desideriamo aprire un dialogo con tanti e tante, vicini e
lontani, di cui questa lettera è come una prima tappa.
La pandemia minaccia tutti gli esseri umani, al di là di ogni confine geografico e politico; è
esperienza totalizzante, che attraversa le pieghe dell’esistenza e investe la dimensione sociale ed
economica, civile e politica ed assieme quella religiosa. L’espressione “io resto a casa” scandisce
ormai la quotidianità di miliardi di esseri umani e non è solo questione di prescrizioni per la salute
pubblica; è un’incisione profonda nella storia e nelle coscienze.
Tutti e tutte ci troviamo coinvolti in un’esperienza che accomuna nella paura, nel dolore, nella
preoccupazione; ci troviamo segnati dalla consapevolezza, profonda e provocante, di essere partecipi
di un’unica condizione, legati gli uni agli altri in orizzonte planetario. Tutti e tutte assistiamo alla
generosa testimonianza di tanti che, nel mondo della sanità o del lavoro o del volontariato, operano
secondo le parole di Gesù: «ero malato e mi avete visitato» (anche se molte e diverse sono le
motivazioni, religiose o no).

Abitare questo tempo

La sfida è quella di capire come vivere questo tempo, così pieno di esperienze di dolore, di
sofferenza, di morte, magari vissuta nella solitudine. Tempo di angoscia per familiari e amici, ma
anche per i più deboli, per chi non ha risorse e appoggi, per i senza casa o per chi è in cerca di rifugio.
Tempo di solitudine o di forzata condivisione di spazi ristretti (questo è per molti “io resto a casa”);
di agire rischioso e drammaticamente urgente per alcuni, di vuoto e di inazione per tanti altri. Tempo
di ansia per la perdita del lavoro e di preoccupazione per una vita familiare da tirare avanti. Tempo
che ci rivela in modo diverso chi siamo: ci mostra la nostra fragilità e ci fa toccare con mano quanto
essenziali siano le reti di relazioni in cui siamo inseriti ed il sostegno che ci offrono. Tempo che
evidenzia tante contraddizioni della forma sociale presente e le rende più acute: la produzione di armi
continua, come fosse attività essenziale, mentre mancano dispositivi elementari negli ospedali e
troppi sperimentano la povertà. Tempo, quindi, che mette in discussione certezze ed obbliga a
ripensare ciò che dà valore e qualità alla nostra vita.
Tre ambiti, fra i molti possibili, ci appaiono come luoghi di crisi e assieme di possibilità di
rinnovamento: la vita della Chiesa in questo tempo, la realtà socio-ambientale, la sospensione delle
guerre.

Tre ambiti

a) La vita della Chiesa: la nuda realtà delle cose che ci investe ne rivela la profonda relazione
col mondo, quale indicata dalla Costituzione Gaudium et Spes del Vaticano II. Scopriamo che
la Chiesa non è solo “nel mondo” ma ne è a pieno titolo parte. Come leggere allora con
sapienza questo crinale delle nostre vite e della storia, per offrire consolazione a chi piange,
sostegno a chi opera generosamente e spesso in condizioni precarie, aiuto a chi vive
quotidianità stravolte? Quale parola dona in questo contesto il Vangelo? Cosa può significare
alla sua luce questo forzato “restare a casa”?
Si tratta di testimoniare ancora il volto del Dio vivente, del Dio della vita: non un Dio che
manda il male, ma Colui che nello Spirito è vicino alle vittime del dolore e le sostiene. Ma
occorre anche reimparare il senso profondo della preghiera – invocazione a Colui che tutto
salva e sostiene – proprio mentre guardiamo con speranza e fiducia all’agire di medici, sanitari
e ricercatori duramente impegnati per salvare tante vite e all’agire di tanti lavoratori che,
spesso senza garanzie, sostengono la possibilità della convivenza e della vita tout court.

La giusta cura di queste settimane per rendere possibile a molti l’esperienza della
celebrazione eucaristica, grazie alle tecnologie a distanza, espone anche a un rischio: quello
di fare del sacramento il solo tratto della fede, quasi dimenticando che esso è incontro con
Cristo di una comunità e mai atto fine a sé stesso. Con tale attenzione occorre guardare anche
a tante significative esperienze (momenti di preghiera, veglie) che mirano a far vivere quella
religiosità popolare che attinge ad una tradizione antica. Come sempre nei grandi tempi di
riforma della Chiesa, le azioni rituali condivise del popolo fedele vanno integrate in una lettura
sapienziale, per vivere la fede alimentandola alla luce della Parola. La preghiera condotta da
papa Francesco il 27 marzo ha mostrato come sia possibile celebrarla in modo che sia respiro
di vita, accoglienza del soffio dello Spirito in un momento in cui in molti sensi ci manca l’aria.
Per questo la prossima tappa del percorso che proponiamo sarà la pubblicazione sullo stesso
sito www.insiemesullastessabarca.it di un sussidio per il Triduo pasquale, per aiutare chi lo
desidera a viverlo, in queste circostanze anomale, nelle case, riscoprendole come luoghi
ecclesiali.

b) La realtà socio-ambientale: ci chiediamo come coltivare futuro in questo tempo, guardando
anche a ciò che sarà dopo; come custodire un senso forte di comunità inclusiva, evitando che
questo tempo alimenti l’erosione e la destrutturazione dei legami. Se c’è una cosa che stiamo
imparando è che le relazioni contano, che vanno coltivate nel quotidiano come tesoro
prezioso, più di tanti altri aspetti della vita: solo valorizzandole possiamo contrastare i tempi
più difficili. Urgente allora ripensare le forme della vita assieme, riscoprendo il valore di
parole come giustizia, bene comune, solidarietà, diritti di tutti, attenzione per i fragili – che
una certa narrazione vorrebbe considerare ‘scarti’, da lasciare ai margini. Si tratta di superare
un sistema economico-finanziario iniquo che genera disuguaglianze globali, per costruire
invece un futuro sostenibile per il pianeta: “tutto è connesso” ricorda l’ecologia integrale di
Laudato Si’!

c) La sospensione delle guerre: la pandemia dilagante ha portato ad una decisione passata in
secondo piano nell’opinione pubblica, ma potenzialmente epocale; ad un cessate il fuoco
planetario che sta fermando le guerre combattute sul pianeta. Solo una pace imposta da
circostanze angosciose che ne oscurano il valore? O forse piuttosto il segno della
consapevolezza di tanti dell’appartenenza all’umanità? di fronte ad un pericolo che minaccia
tutti si azzerano le volontà di potenza e le rivendicazioni di interessi particolari. Certo, tale
dato confligge con la scelta di molti governi, di considerare prioritarie le attività economiche
legate alla produzione di armi. Ma esso indica anche – con la forza della realtà – che la pace è
possibile, se riscopriamo la dimensione planetaria della nostra esistenza.

Domande aperte

Restano tante domande, che riprenderemo anche nelle tappe successive di questo percorso di dialogo
(incontri on-line, un e-book): come vivere questo tempo perché sia generativo, per uno stile di chiesa
rinnovato e fedele al Vangelo? Come coltivare una forte coscienza della vita assieme sul pianeta, alla
luce dell’interconnessione sperimentata in questi giorni? Come far germinare da questi giorni di
incertezza prospettive feconde, che rafforzino anche l’impegno contro la povertà e la grande crisi
socio-ambientale del mutamento climatico?
Vogliamo condividere questa presa di coscienza e la centralità di questi interrogativi. Crediamo
questo possa essere l’inizio di un percorso che richiede la durata della sapienza, ma che ha radici in
questo momento. Questo è anche un tempo per pensare, per progettare, per dialogare e per
immaginare futuro, come deponendo un seme sotto la neve in attesa della primavera che attendiamo
e speriamo.

Vittorio Berti, Enzo Biemmi, Alessandro Cortesi, Marco Giovannoni, Andrea Grillo, Fabrizio
Mandreoli, Simone Morandini, Serena Noceti, Riccardo Saccenti.