In questi ultimi anni abbiamo riscontrato un interesse crescente verso la figura di Veronica. La sua testimonianza interroga e affascina ancora. Nascono associazioni, gruppi di preghiera, movimenti che si ispirano al suo messaggio. Il nostro monastero è meta di pellegrinaggi e visite da ogni parte di Italia e anche dall’estero.
Ci chiediamo: cosa si conosce di Veronica? Come se ne parla? Perché se ne parla?
Veronica è vissuta nel silenzio e nel nascondimento. Non amava far parlare di sé eppure la sua persona, in vita e dopo la morte, ha fatto tanto parlare. Anche le sue confidenze scritte per obbedienza e che hanno riempito 22.000 pagine di diario, sono state rese pubbliche.
Sicuramente se fosse qui davanti a noi, potremmo vederla sorridere per tutto questo interesse e in coerenza con quanto ha vissuto, ci inviterebbe a tacere il suo nome e a guardare Cristo.
Issare uno stendardo con sopra un santo o la “nostra” spiritualità o ancora il “nostro” carisma…. e poi incamminarsi dietro di esso, quasi che alla sua ombra ci sentissimo sicuri e protetti, finalmente attraccati nel porto della verità, può essere rischioso. Può farci dimenticare che il mare è uno e siamo chiamati ad attraversarlo insieme vivendo l’unico Vangelo.
Conoscere Veronica è importante per il nostro cammino di fede nella misura in cui sappiamo cogliere la verità e la centralità di ciò che lei ha vissuto.
In questi tempi di ricerca di segni e di miracoli, Veronica prende posto in cattedra e impartisce la sua lezione: la cura del quotidiano.
Il fallimento di una esistenza si può celare tra le pieghe ordinarie del suo quotidiano. Si possono vivere giorni, mesi, anni nel totale oblio di se stessi. Accumuliamo ore di vita incoscienti del nostro stare al mondo.
“Dov’è la vita che abbiamo perso vivendo?” (T. S. Eliot)
E’ urgente vivere spiritualmente il nostro quotidiano, abitare la nostra umanità illuminata dal senso e dalla gratuità.